Genitori amici dei figli: perché è sbagliato?
Espressioni come "si confida con me su tutto, sono il suo migliore amico" sono viste da molti come una dimostrazione di un legame profondo, di fiducia reciproca e di apertura. Tuttavia, ciò che appare come un rapporto ideale nasconde dinamiche complesse che possono avere effetti a lungo termine sulla vita dei figli e, in molti casi, anche su quella dei genitori stessi.
Le costellazioni familiari, una metodologia che esplora le dinamiche intergenerazionali all'interno della famiglia, mettono in luce l'importanza di ruoli chiari e ben definiti tra genitori e figli. Quando questi ruoli si sovrappongono o si invertono, il risultato è spesso una confusione che può influenzare profondamente le relazioni future dei figli, il loro equilibrio emotivo e persino il loro modo di percepire il mondo.
Ogni famiglia funziona grazie a un equilibrio di ruoli, in cui i genitori guidano e i figli seguono. Questo non significa autoritarismo, ma un sistema in cui il genitore si assume la responsabilità di educare, proteggere e fornire un modello di riferimento. Quando un genitore cerca di essere un amico del figlio, il confine tra guida e parità si dissolve, portando il figlio a occupare un ruolo per il quale non è emotivamente pronto.
Ad esempio, il genitore che si confida regolarmente con il figlio o lo coinvolge nei propri problemi personali lo eleva a una posizione che dovrebbe spettare a un partner o a un adulto. In questo modo, il figlio diventa una sorta di "confidente emotivo", privato della possibilità di vivere pienamente la sua infanzia o adolescenza. Quando un figlio si trova a ricoprire il ruolo di confidente o di sostegno emotivo per un genitore, spesso sviluppa modelli relazionali che si riflettono nella sua vita adulta. Le costellazioni familiari mostrano che un bambino a cui è stato affidato un compito emotivo troppo grande per la sua età potrebbe trovarsi, da adulto, a replicare quel ruolo nelle proprie relazioni.
Ad esempio, una figlia che ha sempre supportato la madre potrebbe sviluppare la tendenza a scegliere partner che richiedono costante sostegno emotivo, diventando più una "madre" o una "confidente" che una compagna alla pari. Oppure, potrebbe sentirsi inconsciamente attratta da relazioni in cui l'altro è emotivamente distante, confermando la stessa dinamica vissuta con il genitore. Dall’altro lato, il genitore che ha trasformato il figlio in un confidente potrebbe inconsciamente temere il momento in cui quest’ultimo costruirà la propria vita indipendente. Questo può portare a sabotaggi inconsapevoli, come la svalutazione dei partner scelti dal figlio o il rafforzamento dell’idea che "gli altri non sono affidabili", consolidando così un circolo vizioso.
Quando è il figlio a coinvolgere il genitore e a trattarlo come un amico, confidandogli ogni dettaglio della propria vita e cercando costantemente il suo supporto emotivo, si innescano altrettante dinamiche disfunzionali. In questo caso, il genitore può sentirsi gratificato dall’intimità e dalla fiducia del figlio, ma, senza rendersene conto, assume un ruolo che non gli compete. Per quanto sia giusto che tra genitori e figli ci sia un rapporto basato sulla fiducia e sulla possibilità del figlio di chiedere aiuto in caso di difficoltà, il ruolo di un genitore o di un amico devono essere molto diversi.
Dal punto di vista delle costellazioni familiari, questa dinamica genera un’inversione dei ruoli: il figlio non percepisce il genitore come un'autorità affettiva e protettiva, ma come un pari, e ciò può derivare da un senso di vuoto della figura genitoriale, che il figlio cercherà inconsciamente di colmare. Questa situazione può creare difficoltà nel processo di individuazione e maturazione: il figlio faticherà a sviluppare un'autonomia emotiva e a distinguere il proprio mondo interiore da quello del genitore.
Quando i ruoli non sono chiari, si può inoltre creare una dipendenza affettiva, in cui il giovane cerca costantemente l’approvazione e il consiglio del genitore, rendendo più complesso il distacco necessario per costruire relazioni adulte equilibrate. Questo può portarlo, da grande, a vivere relazioni in cui il partner assume il ruolo di "genitore-sostituto" o, al contrario, a sentirsi soffocato da legami troppo stretti, cercando di affermare la propria indipendenza in modo brusco e conflittuale.
Osservare e comprendere tutte queste dinamiche permette di correggere gli squilibri e di riportare ordine nei rapporti familiari. I genitori hanno il compito di essere un punto di riferimento per i figli, non di trasformarli nei loro confidenti o migliori amici. Questo significa offrire supporto senza appesantirli con problemi che non competono loro, permettendo ai figli di crescere con la sicurezza di poter contare su un adulto stabile e presente. Quando i ruoli vengono rispettati, il figlio ha la libertà di vivere la sua età nel modo più naturale possibile, senza sentirsi responsabile del benessere emotivo del genitore. Questo lo aiuterà a sviluppare relazioni più equilibrate in futuro, basate sulla parità e sulla fiducia, piuttosto che sulla necessità di ricoprire ruoli disfunzionali.